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LE PIANTE COMUNICANO…E QUELLE COLTIVATE? (parte 1)

Aggiornamento: 13 feb 2020

Le piante c'erano prima di uomini e animali e probabilmente ci saranno anche dopo, a livello di strategie evolutive, non hanno rivali.


Quando si parla di vita prima di tutto si pensa agli esseri umani, e poi agli animali. Si stima invece che tra il 95 per cento e il 99,5 per cento della biomassa del pianeta sia composta da piante. Se si osserva la questione della vita in questi termini, la presenza animale (compresa la nostra) è ininfluente.


Le piante sono organismi pionieri. Usano pochissima energia, e ne producono più di quanta ne consumano. Sono autotrofe, cioè energeticamente autosufficienti, perché la loro sopravvivenza in termini di nutrimento non dipende da altri esseri viventi.


Le piante stanno sempre nello stesso posto: sono organismi sessili, cioè con radici. Questo vuol dire che le piante devono aver sviluppato strategie di sopravvivenza più sofisticate rispetto a quelle di un animale in grado di fuggire o nascondersi.


Proprio perché non possono scappare, le piante sono molto più sensibili rispetto agli animali: il loro unico modo di resistere è capire quel che succede con grande anticipo, in modo da potersi modificare in tempo.



Se definiamo “intelligenza” la capacità di percepire i cambiamenti dell’ambiente esterno e di retroagire nella maniera più adeguata possibile, potremmo dire che le piante percepiscono e retroagiscono, dunque sono “intelligenti”.


"Non è un'esagerazione affermare che l'apice della radichetta, avendo il potere di dirigere i movimenti delle parti adiacenti, agisce come il cervello di un animale inferiore; il cervello essendo situato nella parte anteriore del corpo riceve impressioni dagli organi di senso e dirige i diversi movimenti della radice". (Charles Darwin, 1880, ne Il potere del movimento nelle piante).


A conclusioni simili arrivò anche Rudolf Steiner che paragonò la pianta a un uomo rovesciato, cogliendo l'analogia della funzione tra cervello umano e radice. Più di un secolo dopo, queste intuizioni caratterizzano oggi una nuova frontiera della scienza: la neurobiologia vegetale che eleva le piante a esseri intelligenti, con radici capaci di attività simil-neurale. Esperimenti che stanno letteralmente rivoluzionando il modo di vedere il mondo vegetale.


Secondo il prof. Mancuso (Associato di fisiologia delle specie arboree alla Facoltà di Agraria di Firenze, dirige il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale LINV):


"Le piante pur non possedendo un cervello come noi, riescono a mostrare e rivelare un comportamento talmente bello e complesso che possiamo solo definirlo 'intelligente".



Gli animali hanno fondato lo stile del loro problem solving essenzialmente sulla locomozione: se c'è un pericolo scappano, se manca il cibo si alzano e vanno a cercarlo.


Le piante, invece, hanno fatto scelte evolutive diverse e non potendo muoversi hanno sviluppato una sensibilità enorme per poter sopravvivere senza scappare. Il segreto del modello evolutivo delle piante è la loro modularità.


Non hanno organi vitali singoli a cui siano demandate le principali funzioni come gli animali. Respirano con tutto il corpo e anche il "cervello" della pianta è diffuso. Le piante distribuiscono le funzioni che gli animali concentrano in organi specifici. 'Decentrare' è la parola d'ordine. Secondo questa teoria, esse riescono a risolvere un problema in modo sempre più efficiente e sono perfino capaci di auto-riconoscersi".



Le piante sono in grado di comunicare sottoterra tra di loro, inviando messaggi complessi che arrivano dalla superficie.


Il merito è di alcune sostanze chimiche secrete dalle radici nel terreno, che vengono poi rilevate attraverso le radici delle piante vicine. In questo modo arrivano a sapere se le loro vicine sono parenti o estranee e persino a dirigere la loro crescita di conseguenza.


Man mano che crescono in prossimità di altre piante, controllano costantemente ogni segnale che si verifica in superficie, e fanno lo stesso anche sottoterra.


Le piante non comunicano solo tra di loro ma anche con il mondo animale, sono in grado di rispondere ad attacchi (con azioni dirette di difesa ed indirette) ma anche di creare simbiosi o meccanismi di richiamo utili alla loro sopravvivenza (es l’attrazione a livello di stimolo biochimico tra un fiore ed un bombo).




Ma tutto questo vale anche per le piante coltivate?...

...ne parleremo nel prossimo articolo a breve!





Per approfondimenti: Mancuso S, 2017. Plant revolution

Mancuso S, 2015. Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale Baluska F, Mancuso S, Volkmann D, Barlow P. The "root-brain" hypopthesis of Charles and Francis Darwin. Plant Signal Behav 2009;4:1121-7.


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