Widdar
L'Olivo - patrimonio Italiano
Il patrimonio olivicolo italiano è stimato in 150 milioni di piante distribuite su una superficie di 1.165.458 ha. L’olivicoltura italiana è presente in 18 regioni su 20. La superficie olivicola mondiale è cresciuta negli ultimi 30 anni di oltre il 30%.
L’olivo è da sempre considerata una pianta molto resistente alle avversità e poco avvezza alle malattie.

Tuttavia, in particolari condizioni pedoclimatiche può essere attaccata da diversi funghi e batteri, che possono causare anche rilevanti perdite di produzione. Le diverse varietà di olivi hanno differente predisposizione a contrarre i vari patogeni.
Molto importanti, oltre alla scelta varietale, risultano il tipo di terreno (in particolare relativamente alla capacità di sgrondare acqua in eccesso), il sesto di impianto, il tipo di allevamento, ecc.
Di seguito una breve descrizione delle principali patologie dell’olivo.

La rogna è tra le più frequenti malattie dell’uliveto, viene causata da un batterio che penetra nella pianta tramite ferite, spesso è portata dalle punture della mosca dell’olivo. Come molte altre batteriosi prolifera in condizioni di umidità.
Oltre alle batteriosi l’altra grossa famiglia di malattie che possono colpire le piante di ulivo sono quelle dovute ai funghi. Contro queste malattie crittogamiche oltre alla lotta specifica ad ogni patogeno, è particolarmente utile la prevenzione che si effettua nella coltivazione, evitando ristagni idrici al suolo, favorendo l’arieggiamento della chioma con opportune potature e usando attrezzi da taglio disinfettati.

Tra le varie, la lebbra dell’olivo (Gloeosporium olivarum) è una malattia che si manifesta in prossimità della maturazione, quando sul frutto compare una tacca tonda, lievemente infossata, di colore bruno-nerastra. Col tempo l’oliva colpita da lebbra tende a disseccare e a mummificare, l’olio all’interno della drupa è torbido, acido e rossastro. Raramente compaiono sintomi sulle foglie, in forma di macchie gialle, che col tempo diventano di colore cuoio. Segue la caduta delle foglie.

Un’altra è l’occhio di pavone: i sintomi più evidenti della malattia si riscontrano sulle foglie, dove appaiono delle macchie circolari più o meno estese. In relazione allo stadio vegetativo del fungo le macchie saranno di colore grigio tendente al verde scuro oppure circondate da un alone di colore giallo, chiamate appunto “occhi”. In relazione alla superficie occupata dalla macchia, la foglia tende gradualmente a ingiallire e a cadere, sottraendo superficie fotosintetizzante alla pianta.

La Dacus oleae, mosca dell’olivo è un parassita appartenente all’ordine dei ditteri. Questo insetto è diffuso in tutto l’areale Italiano e nelle annate favorevoli riesce a compiere diverse generazioni infestando e compromettendo il raccolto finale. È un piccolo fitofago lungo circa 5mm con un colore di fondo dorato e una sottile peluria marroncina.

Ha il capo di colore rosso e gli occhi verdi. Le ali sono semi trasparenti e iridescenti. La larva che è lo stadio più pericoloso dell’insetto è lunga circa 8mm ed è priva di zampe (apoda). La larva ha un colore bianco giallognolo è cilindrica con la parte del capo più stretta.
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Per le piante di olivo la linea Widdar propone due prodotti:

- W136 per l’autodifesa dalle principali patologie dell’olivo (Gleosporium olivarum, rogna dell’olivo, tignola dell’olivo, tripide dell’olivo, occhio di pavone, coccininiglia, ecc);
- W195 specifico per autodifesa da mosca dell’olivo (Dacus oleae).
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W136 e W195 sono a base di polvere di roccia allestita, energizzata e dinamizzata con il metodo Trinium per l’autodifesa delle piante, da utilizzare, ognuna, alla dose di 1 Kg/ha diluita in 200-250 litri d’acqua preferibilmente il pomeriggio.
Entrambi i prodotti vanno utilizzati preventivamente ogni 15 giorni, in caso di presenza della problematica intervenire 3 volte ogni 3 giorni.
I due prodotti sono utilizzabili assieme.

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